sabato 10 marzo 2012

A una Madre.





Ne volevi una squadra.
Di pallacanestro almeno.
Di figli.
Come un desiderio senza fine.
Incolmabile.
E non per riempire vuoti.
Ma per colmare sentimenti già pieni.
Per dar vita a loro.
Attraverso la vita.
Un uomo non potrà mai capire.
Né scrivere giuste parole.
Perché non può, e non conosce.
Ma può saper distinguere.
L’antropologia.
Da una vocazione.
Da un sentimento.
Un’emozione.
Non una necessità.
Molto di più.
Perché dar vita alla vita è anche pericoloso.
Perché può finire prima della tua.
È un rischio.
Come ogni vero sentimento.
Un “per sempre” che ti può abbandonare prima.
Lasciandoti un “per sempre” di solo dolore.
Oltre il dolore di dar vita a una vita.
A una nuova speranza.
A un nuovo amore.
Perché quello che nasce, cresce ed esce è solo un sentimento.
Per sempre.
Un rischio tanto meraviglioso quanto drammatico.
Per sempre.
Non per colmare vuoti.
Ma far straboccare pieni.
Di desideri.
Di “irresponsabili” pulsioni.
Il cuore della vita.
Ancor di più per la tua vita.
Nata madre.
Come un musico nato per la musica
Un poeta per scrivere.
Un pittore per dipingere.
Non si impara.
Si nasce.
Oltre qualsiasi antropologia.
Necessità di stirpi da continuare.
Solo un semplice sentimento.
Che esplodeva dentro.
Almeno a te e per te, ne sono certo.
Ricordo i funerali per i figli perduti.
I tuoi lutti.
Inconsolabili.
Quelli che neppure il tempo ha mai potuto cancellare.
Quelli  che ti sono rimasti dentro.
Per sempre.
Almeno a te.
Ricordo ricerche di compensazione.
Alla tua arte.
Inespressa.
Adozioni.
Accoglienze.
Una madre nata per essere madre.

Ricordo.
Ma voglio tenermi dentro il meglio.
Il tuo pianto.
Di infinita gioia.
Con quella tenera creatura finalmente sul tuo ventre.
Non più dentro, ancora legata a te da quella corda.
Le tenere carezze delle tue mani sul suo corpo.
Quell’esplosione di gioia in pianto.
Che ha fatto piangere tutti.
Anche quelli che non avrebbero dovuto.
Per professione.
Esperienza.
Tengo dentro quel ricordo.
Della tua emozione che ha straboccato quella stanza.
Che ha dimenticato il dolore.
Per quella gioia senza confini.
Le tue mani su quel morbido di tua figlia.
Di tuo figlio.
Il tuo pianto di disperata felicità.
Che non ha lasciato nessuno senza le stesse lacrime di gioia.
La tua.
La gioia di una madre.
Nata madre.


FranzK.

Nessun commento:

Posta un commento