sabato 17 aprile 2010

Oggetti non identificati.




 [http://www.youtube.com/watch?v=tdT933cAfD0&feature=PlayList&p=1440B88DB2ED47E8&playnext_from=PL&playnext=1&index=12]


L’altra sera ho visto una sedia.
Tentare di danzare.
Le ho chiesto il motivo di tutta quella vitalità.
Di quella voglia di muoversi.
Si era stufata di essere un oggetto di riposo.
Basta con quel sedentario da sedia.
Così si è fatta staccare una gamba.
Inutile per la stabilità.
E di troppo per danzare.
Con tre adesso sta molto meglio.
E riesce a svagarsi.
Oltre che servire da seduta di comodità e di riposo.
Non ci voleva poi molto per farla felice.
Anzi ci voleva meno.

Appena di fianco un paio di scarpe brontolavano anche loro.
Ne avevano davvero basta di contenere piedi sempre di fretta.
Sudati.
Scomodi.
Piedi che a volte le storcevano tutte per ficcarsi dentro e le scaraventavano via per liberarsi di loro.
Erano davvero arrabbiate.
Tanto che avevano deciso per una manifestazione.
Pubblica.
Quasi sindacale.
Si erano incollate al pavimento.
Con le stringhe tutte per aria.
Così vicine e ordinate da essere incalzabili.
Allora  ho tolto loro le stringhe e le ho lucidate.
Ma non so proprio come me la caverò domani a piedi nudi.

La caffettiera ha chiesto di sibilare più forte.
Per non rischiare di bruciarsi in continuazione la guarnizione.
Il porta abiti di non essere troppo sovraccarico.
Di inutili indumenti mai ritirati al loro posto.
La scopa di non finire sempre in luoghi bagnati oltre che sporchi.
Da dove ne esce sempre sporca in modo poco rimediabile.
E poi il rubinetto con la goccia al naso.
Stufo di guarnizioni fatte all’estero.
Introvabili quando si rompono.
E non vi dico il cibo nel frigorifero e il frigorifero.
Un disastro.
Un litigio insanabile.
Uno che vuole più fresco dentro.
L’altro che scoppia di caldo fuori.

Insomma oggi non è stata un gran giornata.
Almeno per gli oggetti.
Che non avevano identità.
Come tutto il resto forse.
Cose assurde.
Visioni senza senso.
Forse perché ero io così.
Mi sono sentito oggetto oggi.
Tanto che gli oggetti erano l’unica entità comprensibile.
Di pari natura.
Mi sono sentito uno di loro.
Usato.
Nel modo in cui si usa un oggetto.
Quasi sempre senza troppo riguardo.

Anche io avrei voluto lamentarmi.
Fare un sit-in.
Decidere un cambio di utilizzo.
Ma ho incontrato un problema insormontabile.
Tra tutti quegli oggetti.
E i loro problemi.
Di identificare bene il mio.
Tanto da non riuscire a identificarmi.
Nemmeno tra loro.

Franz.K

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