venerdì 23 dicembre 2011

Il corpo di una donna.





Il corpo di una donna è argomento di riflessione.
Nulla a che vedere con quello di un uomo.
Il corpo di una donna ha segnato destini.
Prima ancora di qualsiasi sentimento.
Prima di qualsiasi emozione.
Per le donne prima di tutto.
Per un modello di bello o brutto.
Trasversale e mutevole nell’incedere della storia.
Il corpo di una donna ne ha tracciato storie e destini.
Del mondo intendo.
Nei cambiamenti di mode e tendenze fatte dagli uomini.
E in un universo di dominio maschile, il corpo di una donna ha rappresentato per lei forse quello che per gli uomini erano posizioni predominanti, poteri, ricchezze, reami e tesori.

Merce di scambio.

Basta fare una rapida carrellata dall’arte pittorica alla recente carta patinata.
Per capirne l’evoluzione, le tendenza verso un bello sempre differente, a volte opposto.
Da grossi e flaccidi glutei e piccoli seni fino alle moderne Twiggy.
Un po' come la linea di una carrozzeria di un automobile.
E per il corpo di una donna non è un problema di aerodinamica.
Oggi le donne lo modificano il loro corpo.
La chirurgia estetica, il carrozziere, ha fatto grandi passi.
Lo modificano nelle parti che più sono attraenti per un uomo o almeno credo.
Quelle per le quali un uomo viene attratto.
Sarà un problema ancora di antropologia o solo di femminilità?
Di riproduzione o solo di narcisismo?
E’ un argomento delicato e difficile, zeppo di riflessioni.

Delicate.

Il corpo di una donna deve piacere?
O deve piacersi?
O per poter piacere, è necessario che prima si piaccia?
Cosa vuol dire piacersi?
Per una donna?
Per un uomo il corpo di una donna è bello nello stereotipo corrente.
Ma per una donna cosa è bello, tanto da piacersi?
E’ sentirsi a posto con la moda del momento o sentirsi a posto con se stessa?
A volte vedo labbra rifatte che non possono essere belle neppure per un fumetto.
E mi chiedo se per lei sono belle così.
Seni imbottiti di silicone, liposuzioni, impalcati e impalcature.
Interventi senza via di ritorno a volte.
Da portarsi con se per sempre.

Anche se cambiassero le mode, le tendenze.

Il corpo di una donna è una forma di attrazione, di potere.
Per gli uomini intendo, almeno per i loro istinti primari.
Per un gioco, transitorio e passeggero.
Non so se per una donna è uguale.
Magari è proprio lo stesso.
Io sono un uomo fatto a modo mio, e non ho risposte.
Sono seduto sull’altra riva del fiume.
Osservo ma non posso conoscere.
Comprendere.
So che a uomini e donne piace giocare con il gioco più bello, almeno il più nuovo, l’ultimo modello.
Questo lo capisco.
So che per entrambi lo status symbol è frivolezza quella delle scelte, quotidiane.
Eppure il corpo di una donna rimane un anatema, almeno per me.

Io non riesco a vederlo come la carrozzeria di un automobile.

Out of box anche qui.
È la cattedrale di un sentimento.
Il luogo di ritrovo e di contatto.
Il più intimo che ci è concesso.
Da curare e accudire.
Da imparare senza fine al decimo quadro.
Senza fine.
Perché è come l’esplorazione di un continente, di un universo che vive differente tutti i giorni.
Di prospettive differenti, tutti i giorni.
Di luce differente al cambiare dell’onda di frequenza luminosa delle stagioni.
Al millimetro quadrato.
Scambiandosi chimica, profumi, contatto.
Insieme a occhi sinceri, intese senza parole, emozioni introvabili.
Impararlo tutti i giorni.

Perché non c’è difetto allora.
Ma esclusiva singolarità.
Riconoscimento univoco, appartenenza condivisa.
Nel tentativo inarrivabile di capirne la mappatura, di portarla sempre con te, al centimetro quadro almeno.
Di riconoscerne le vibrazioni.
I luoghi segreti.
Mai finiti, infiniti.
Tutte le curve geodetiche non euclidee.
Tutte le interpolazioni paraboliche che ne definiscono le curve, le superfici, uniche, inequivocabili.
Il corpo di una donna è rispetto.
Dato nella sua cura.
Nella sua emozionante contemplazione.
Non ha tempo, è perfetto anche quando invecchia.

Non ha difetti, solo meraviglie.

Il corpo della tua donna, quanto quello del suo uomo, per lei.

FranzK.

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