martedì 25 maggio 2010

Da fuori.




















 [http://www.youtube.com/watch?v=xLpM83yM_kQ]



Perché sai com’è ….
Vista da fuori …..
Non è come essere dentro.
Nella cosa dico.
Che sia bella o brutta.
È diverso, vista da fuori.
È come vedere un trapezista.
Dondolare prima del salto mortale.
Pendolare avanti e indietro.
Dalla sua paura.
Dalla sua sicurezza.
Applauso o morte.
È proprio diverso vista da fuori.
Perché tu dopo te ne vai.
E difficilmente rimarrà anche solo un perenne ricordo.
Difficile davvero.
Restare anche per lui.
Per un perenne applauso.
O per la morte.

È proprio differente.
Vista da fuori.
Chi è dentro non potrà mai capire.
Il difficile del vederla da fuori.
Il differente.
Come vedere una corrida di provincia.
Con toreador di provincia.
Che non riescono a finire il toro.
Né il tragico spettacolo.
Non riescono a dire basta.
Non sono semplicemente in grado.
Scusate, vado via.
E il toro sanguina …
Ma non crolla …..
E tu sei lì che guardi.
Sei quello nella peggiore condizione.
Per prendere una decisione.
Per fare un fischio o un applauso.
O per decidere la morte.

È proprio così.
È davvero troppo difficile.
Troppo differente .
Vista da fuori.
Che sia bella o brutta.
È davvero differente.
Come vedere la vita.
Che nasce.
Vista da fuori.
Che spinge verso l’aria.
Che si affanna e dilata.
Per uscire fuori.
Che spera e urla e piange e ride.
La vita.
Che stringe le mani, i denti, le forze …..
Per uscire fuori.
È davvero difficile.
Vedere nascere la vita.
Vista da fuori.

È davvero difficile decidere una vita.
Senza sentimenti dico, senza l’Amore.
Decidere così …..

Vista da fuori senza l'Amore dico.

Franz.K

sabato 15 maggio 2010

Giocattoli di carne.
















 [http://www.youtube.com/watch?v=cNBggiKph74&feature=related]



Bellissima.
Giovanissima.
Perfetta.
Se no  non va.
Deve essere perfetta.
E vale anche per il Ken.
Parità giustamente acquisite.
Lottate e avute.
Vinte.
Ma io devo pensarla femmina.
Altrimenti non vado avanti.
Lo impone la mia natura.
Quindi bellissima.
Giovanissima.
Nuova praticamente.
Se no non va.

E a noi uomini a cui piacciono le donne.
Farebbe anche bene alla salute.
Ci manterrebbe giovani dicono.
A noi maschi.
Con al fianco splendide giovani femmine.
Adesso forse comprendo il trend …
Di un certo livello.
Non è per sesso quindi.
Ma per salute.
Non è dell’andrologo la ricetta.
Ma del medico di base.
Sfortunatamente non mutuabile.
Roba per pochi.
Poter guadagnare qualche anno in più.
Roba per ricchi.
Si direbbe, la longevità.

Ma è delle donne quindi che non comprendo.
assolutamente il perchè.
Dato che a loro.
Un giovane pupo al fianco.
Non giova alla salute, anzi.
Accorcia la vita.
E non capisco quindi.
Ma non sono donna.
E non posso capire quindi.
E non mi permetto d immaginare.
Anche se alla fine, anche per loro, non è per tutte.
È anche per loro una esclusiva di poche.
Niente servizi sociali.
Roba per ricche.
Con strani desideri di vite accorciate.
Anche di molto.

Giocattoli.
Di carne.
Nessun sentimento.
Almeno spero.
Almeno spero che non se parli.
Dei sentimenti dico.
Che non hanno età.
Non hanno numeri..
Non hanno prezzo.
Diversamente da bambole e bambocci di carne.
Che si comprano.
Si usano.
Poi invecchiano.
E si buttano.
Si rompono.
E  si cambiano.

Giocattoli.
Di carne viva.
Che fanno della carne morta.
Un poco prima.
O un poco dopo.
Dipende se sei maschio o femmina.
Almeno si direbbe.
La scienza che sa lo direbbe.
Così leggi e fai i conti.
Perché se leggi numeri restano numeri.
Nella tua mente.
E tendenze.
E voglia di giochi.
E giocattoli.
Di carne viva.

Chissà.
Forse è un bene.
Che la scienza non sappia.

Cosa è un sentimento.

Franz.K

da un pensiero suggerito da ))

venerdì 14 maggio 2010

Frutta secca.



 [http://www.youtube.com/watch?v=6Aue-nQtHOI&feature=related]


Era davvero giovane.
Quando ha cominciato a maneggiare bombe.
Giovane.
Minorenne.
Con in mente solo un a cosa.
La lotta.
La sua giustizia.
Il suo credo.
Tanto da andarsene da casa.
Da abbandonare proprio tutto.
Per maneggiare bombe.
Di giustizia.
E di morte.

Terrore.
E bombe.
Bombe di terrore.
E di morte.
Confusa con la giustizia.
Al di là del confine.
Al di fuori della propria terra.
Con in mente la giustizia della morte.
Della morte confusa con la giustizia.
Dell’assoluto del  proprio credo.
Che non può che credere nella morte.
E nelle bombe.
Per la sua giustizia assoluta.

Ma poi cosa?
Cosa in quel tramonto ti ha colpito?
Di quel profilo.
Di quegli occhi.
Di quel sorriso?
Come in baleno è cambiato tutto?
Non le tue convinzioni.
Non il tuo credo.
Ma la consistenza del tuo cuore.
Come?
Cosa hai scoperto nel profumo di lei?
Come mai è possibile capire adesso?
Sentire tutto diverso, tutto più morbido, per un amore?

Come è successo?
Che appena dopo.
La giustizia della morte ha smesso di cantare?
In che modo?
Per un semplice amore?
Per una donna?
Ha smesso di cantare la canzone delle bombe.
La musica della morte.
Come è possibile?
Che il vecchio, deteriorabile, semplice amore possa aver rapito la tua giustizia?
In cambio della sua.
Non diversa dalla tua.
Con note e sinfonie di vita però.

Così hai sognato una casa.
Hai sentito la casa.
Dentro a lei.
E lei dentro a te.
La pace di una casa.
Verso casa.
Al di la del confine.
Dentro la propria terra.
Difficile tornare a casa.
Una prova vera e difficile
Attraverso montagne  e foreste.
Con in bocca solo un po' di frutta secca.
Ma con la forza dentro di un vero amore.

Che vince alla fine.
Che si prova vero nel freddo e nella fame.
Che supera le montagne con un sorriso.
Che non fa sentire freddo e male.
E sonno.
E troppo caldo.
E non ne vuole sapere più di bombe.
Di morte.
Della giustizia della morte delle bombe.
Ma conosce solo respiri di vita.
Conosce la vita.
L’intelligenza della vita.
La giustizia della vita.

Il vero amore.

domenica 9 maggio 2010

Rolling Metafisica.



 [http://www.youtube.com/watch?v=catP2BDxnAY]



La perfezione.
Quasi la bellezza.
O il massimo della bellezza.
Quasi un dio.
Da non riuscire a farne a meno.
Di quel tondo, rotondo, del cerchio di una ruota.
Che rotola.
Leggera.
Veloce.
Veloce.
Veloce.
Che fascino il veloce di lei che rotola veloce.
E nessuno sa.
Bene il perché.

Quel tondo rotondo.
Non si può calcolare.
È senza numero.
Senza misura.
Vite sprecate in Francia, per aggiungere numeri infiniti dietro il pi dei greci.
Quel rotondo è un pugno alla logica.
Senza scienza  perfetta senza matematica finita.
Infatti se non si deforma non ruota.
Se non viene schiacciato contro qualcosa rimane immobile.
L’attrito è semplicemente deformazione elastica.
Che rende tutto così imperfetto.
Che alla fine sembra che funziona tutto.
Sembra sia necessaria un imperfezione perché le cose possano funzionare.
Anche per la tonda divinità della ruota.
Che ha necessità di uscire fuori dalla sua perfezione per girare.

O forse fuori dalla sua imperfezione?
Dato che non si può sapere esattamente quanto misura la sua circonferenza?
È perfetta prima che non gira e non si misura o dopo nel contrario?
La nostra sacra divinità.
I poeti ne hanno fatto poesia.
Gli artisti tela o scultura.
Proprio come conviene ad un dio.
Ad una luogo di culto.
Forse perché non l’abbiamo mai capita fino in fondo.
Nel suo rotolare.
Veloce.
Veloce.
Veloce.
Che fascino il veloce di lei che rotola veloce.
E nessuno sa.
Bene il perché.

E non rotola sempre uguale.
Dipende.
Da come la giri.
Se in orizzontale o in verticale.
Se su se stessa o su un centro.
Cioè su una’altra se stessa.
Se contro a se stessa o contro il mondo.
Se è fatta di carne come i nostri piedi o di acciaio.
E dipende anche da cosa è fatta la strada.
O lo spazio intorno.
Se è alimentata dalla gravità o se si oppone ad essa.
O se è in posizione indifferente.
Pronta per il suo meglio e il suo peggio.
Indecisa.
Il peggio da controllare.

E tutto intorno vedo ruote.
Un mondo fatto di ruote.
Che rotolano.
Perdendo la circolarità.
E quindi il loro perfetto poetico.
E l’imperfetto reale.
E girando, girano il mondo.
Lo costruiscono.
Distruggono.
Cambiano.
E siamo tutti attaccati lì.
Al suo veloce rotolare.
Con mille divinità differenti.
Ed una sola alla quale crediamo tutti.
Lei.

L’unica che tutti non abbiamo forse ancora capito fino in fondo.

Franz.K

sabato 8 maggio 2010

Misura e Natura.


 [http://www.youtube.com/watch?v=MGnan8nyZXI&feature=related]



Basta guardarsi indietro un momento.
Verso il 700.
L’inizio dell’umanesimo.
Del risorgimento del pensiero.
Della necessità di capire.
Ne ho parlato con la sacerdotessa oggi.
L’unica di cui potevo fidarmi.
Ed è nato un piccolo pensiero.
Che provo a schiudere.
Dai suoi racconti chiari e lucidi.
Che hanno aperto varchi nella mia mente confusa.
Schiarendola mentre le sue parole fluivano leggere.
Calme.
Mentre mi portava in palmo di mano nella storia.
Nel suo fluire.
Nel perché e per come delle sue formule sintetiche.
Delle sue trasformazioni preparate.
Delle sue spiegate consecuzioni e conseguenze.

E così siamo arrivati al metodo scientifico.
Alla magica alchimia trasformata in logica chimica.
Alla matematica francese.
Dal solo riscaldamento fossile al movimento fossile.
Dal dogma alla conoscenza.
Fino alla scienza.
Alle sue certezze.
Accoccolate nelle braccia della logica.
Della lucidità della logica.
Un modello davvero nuovo.
La scienza delle prove provate.
E del ripetibile, sempre comunque e dovunque.

Cosa è cambiato davvero?
Ecco il pensiero ispirato dalla sacerdotessa.
La possibilità della misura.
La contemplazione della sua possibilità.
Lo stupore di una misura.
Certa.
Ripetibile.
Logica.
La scienza è questa credo nell’essenza fino a qui.
Nessun esperimento scientifico senza strumenti di misura.
Forse niente altro che essa.
Un numero certo e forse non molto di più.

A desso forse qualcosa sta cambiando.
È necessario che accada e accade.
Forse ora è necessario dedicarsi ad altro.
Riavviare la mente o chissà cosa.
Da capo un’altra volta.
Cambiare occhi, cambiare respiro.
Non basta più la misura.
Forse è la natura delle cose che adesso è necessario comprendere.
L’essenza.
Dobbiamo cambiare pensiero.
Non basta più sapere quanto vale la gravità ma cosa è.
Quale la sua Natura.

Per non rimanerne schiacciati.

Franz.K