mercoledì 21 aprile 2010

Movimenti immobili.




 [http://www.youtube.com/watch?v=02DURB-aw2Y&feature=related]


Piacere di muoversi.
Di far fatica.
Di sudare.
Con tutta questa santa fatica.
Che non comprendo.
Come non comprendo molte altre cose.
La conquista.
Lo sfogo.
L’impresa.
La potenza.
L’impotenza.
La vittoria.
Il dolore.
La resistenza al dolore.

È intelligenza?
È virtù tutto questo?
Evoluzione?
Utilità?
Valore aggiunto?
Augurio?
Dono?
Scoperta?
Conoscenza?
Illuminazione?
Ingegno?
Santità?

Un giorno mi sono svegliato.
E ho deciso di provare a provarmi una cosa.
E ho costruito una macchina.
Sì, un’altra ancora.
D'altronde è quello che so fare.
Senza troppa fatica.
E così ho costruito la macchina dei movimenti immobili.
Con la quale è possibile fare movimento da fermi.
Senza alcuna fatica.
Anzi.
Come se ti facessero delle coccole.
Delle carezze.
Perché sembra logico.
Che se vuoi stare bene.
Non puoi prenderti a botte.

Prendersi a botte.
Credo abbia un motivo, solo per un motivo.
Doversi per forza abituare al dolore.
Alla sua sopportazione.
Alla sua convivenza.
Perpetua.
Perenne.
Allora lo capisco.
Allora ti devi allenare.
Per alzare la soglia percettiva.
Non per divenire più forte.
Ma meno debole.
Cioè più abituato, non più convinto.
Più duro, non più tenace.
Dentro e fuori.

Mi sono guardato attorno.
Non troppo.
E ho preso una decisione.
Per quella bizzarra macchina.
Del movimento immobile.
La solita decisione.
Quella che ho preso anche per le altre.
Mie folli macchine del bene.
Di ritirarla.
Almeno ancora per un po'.
O forse per sempre.
Chissà.
La verità sembra meno credibile della bugia.
Forse per sempre.
O forse solo ancora per un pò.

Chissà.

Franz.K

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