domenica 18 aprile 2010

Gemme.




 [http://www.youtube.com/watch?v=PpJjLAaSX5I]


Eravamo in fila indiana.
Uno dietro l’altro.
Ogni dieci quindici una torcia elettrica.
Una semplice candela per quelli più spaventati.
Uno dietro l’altro, in fila indiana.
E la notte era davvero spaventosa.
Nessuna luna.
Nessuna speranza.

Eravamo le gemme dell’albero nuovo.
Cresciuto sul precipizio di un torrente in piena.
Un albero che prometteva radici forti.
E tanti frutti.
Di cui noi eravamo le semplici gemme.
Senza sapere nulla di torrenti e precipizi.
Giù in fila indiana, uno dietro l’altro.

A parte quelli spaventati.
Quelli con la candela in mano.
Ridevamo tutti,  eravamo solo eccitati.
Nel scendere quel buio, non vedendo neppure dove finivano i piedi.
Avevamo fiducia.
Delle nostre guide, persone affidabili.
Con ancora meno paura di noi.

Le acque del lago appena abbandonate erano scure.
Niente luna quella notte.
Solo torce elettriche e candele per i più spaventati.
E le preghiere dette prima di partire.
I riti propiziatori.
La luce morente del falò.
Che si allontanava velocemente, mentre velocemente, al freddo della notte, moriva.

Mi basta questo stanotte.
Non voglio null’altro.
Nessuna parola in più.
Solo il ricordo di tutte quelle gemme mai sbocciate.
Quella verità che adesso appare luminosa.
In una notte troppo buia.
Che sono sceso lungo il precipizio senza candele né torce elettriche.

Da solo, ancora una volta, e senza alcuna paura.

Franz.K

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