giovedì 18 febbraio 2010

Catenaccio all'Italiana.




 [http://www.youtube.com/watch?v=H2A3uqoI_iw]


Non capisco perché della famosa frase di Pierre de Coubertin, fondatore dei moderni giochi olimpici, non si riporta mai la versione ufficiale.

L’importante non è vincere ma partecipare”.
Credo che questa sia la versione popolare e più diffusa ma non rispondente perfettamente a quella originale.
L’importante non è vincere ma partecipare per vincere”.

Non so cosa ne pensate voi, ma secondo il mio parere  hanno significati addirittura opposti.
Perché nella prima riconosco o confondo, un non so ché di poetico e davvero “giocoso”.
Nel senso del divertimento del gioco come motivo sufficiente se non unico di partecipazione.
Io lo sempre capita così, fin da piccolo.
L’altra, quella originale, a mio avviso,  pone invece l’accento della massima virtù sull’opportunità di una partecipazione per il fine della vittoria.
La leggo come uno grande e grosso che permette a uno piccolo e brutto di sfidarlo, almeno una volta ogni tanto ad armi pari.
Concedendogli la possibilità di vincere addirittura.
Nulla di differente dall’intendimento degli antichi Greci, purtroppo.
Una guerra senza sangue e basta.
Riconoscendo oltremodo nell’attività fisica estrema lo strumento per un ottima salute e una necessaria educazione mentale alle regole.
Può darsi che io abbia mal compreso il senso della frase decubertiana ma è difficile che non mi ricordi di essere cresciuto in modo differente.
E ricordando anche voi, tutti vicini al mio modello educativo, credo.
La riscoperta dei giochi olimpici servì a colmare la necessità di una società che stava andando un po’ in malora tra ozi e vizi.
E non da ultimo la riscoperta avvenne nel nascente impero anglosassone.
Ogni impero, si sà,  ha necessità della sua arena.
Tanto che nella successiva trasformazione del gioco in sport sono tornate ad essercene di “romane” un pò dappertutto.
Trasformazione da divertimento in business.

Non è affatto una critica, mi sarà riconosciuto, ma una semplice constatazione.

Ora, l’attività fisica estrema non è vero che fa bene, anzi.
Nel distruggere miofibrille muscolari per un confuso e folle concetto di prestazione,  non fa che sostenere, dal basso, una cultura che si basa solamente sugli sprechi energetici.
È proprio la distruzione cellulare, non il lavoro compiuto, la causa di dimagrimento e insaziabile fame degli sportivi, nonché la necessità di integrazione artificiale del loro sostentamento.
figuriamoci quando applichiamo questo "culto" al resto.
Non sono neppure molto certo dell’effetto educativo,non del gioco, ma dello sport intendo.
Non credo sia necessario far esempi o ricordare particolari abitudini sociali per avere almeno dei dubbi.

Ma c’è di peggio secondo me.
Sono gli sport estremi senza olimpiadi, e senza regole.
Sono le imprese.
Perché anch’essi sono sport.
Non hanno alcun senso se non fornire stimoli altrimenti introvabili si direbbe, per nuove frontiere.
Ecco quello che intendo.
È quel maledetto “altrimenti introvabili”, che perturba oltre il disturbo.
Perché io credo invece “assolutamente trovabili “ senza grandi sforzi.
E senza alcuna necessità di imprese se usiamo l'intelligenza.

Essa non si confonderà mai in una gara.
Non troverà mai stimoli nella sfida a un invenzione o all'orgoglio.
E saprà premiarsi da sola.
Se riuscirà nel suo intento avremo vinto tutti.
Un po' di verità e un po' di ragione.
Cose davvero divertenti.

Che spero non abbiano mai necessità di una medaglia.

Franz.K

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