sabato 23 gennaio 2010

Il bordo della medaglia.3-3




 [http://www.youtube.com/watch?v=P-LXCRz6z2Y]

La roccia crollò con uno schianto sotto il pugno rotante della trivella.
I calcoli avevano previsto lente erosioni, non un esplosione di quel tipo.
Per fortuna l’acqua salata ammortizzò l’espansione adiabatica degli elementi gassosi.
Dileguandola in un onda superficiale che raggiunse rapidamente la terra ferma del continente.

La trivella sottomarina fu sbalzata via come fosse una leggera stella marina.
Ma nonostante tutta la potenza della trasformazione energetica istantanea, l’equipaggio si salvò.
Il più ormai era passato e non restava che attendere.
Nel giro di qualche ora, il torbido, dovuto a tutti i detriti in soluzione, avrebbe trovato il tempo per decantarli.

E il limpido avrebbe fornito il responso sull’esito, almeno tecnico, dell’operazione.

Da un’altra parte del mondo nello stesso momento …..

La bottega degli sprechi, oggetto di continue ristrutturazioni finanziarie e riconversioni produttive era arrivata sull’orlo del baratro.
Nonostante la scoperta e le risorse dell’energia infinita, l’estinzione della Felicità, aveva determinato anche la fine di tutte le aspettative.
E le necessità.
Figuriamoci gli sprechi .
Una cosa tanto curiosa quanto vera è che la completa estinzione delle necessità non trascinò il desiderio verso le cose inutili ma verso il più distillato e verosimile nulla.
Il vuoto.
Il non senso.
Era ridotta, come tutto il resto ad un fetido orinatoio.
Non era il fallimento ormai che l’aspettava ma, data la precarietà della sua mai più mantenuta struttura, la demolizione.
Le cariche disposte secondo i precisi schemi dei genieri, cominciarono a leggere e suonare lo spartito, scandendo con precisione il tempo di tutte le sue note.

Da un’altra parte ancora del mondo nello stesso momento ……

Si avvicinò lentamente al piccolo giaciglio senza gambe, protetto per l’intero perimetro, da una fitta ringhiera di legno.
Il piccolo era sdraiato sul lato del corpo disposto in modo che lui non poteva vederne il viso.
Sapeva che sarebbe stato sufficiente dar corrente al minuscolo led notturno e circumnavigare il letto per dare la risposta definitiva e irrimediabile alla sua decisione.
Sarebbe stato sufficiente sfiorarne la schiena con i polpastrelli per comprendere se anche solo una minuscola contrazione muscolare aveva preso vita.
Si sdraiò di lato a quelle sbarre aggrappandosi ad esse con un mano.
La stanchezza e la disperazione per il fallimento lo stavano erodendo velocemente, come un acido dall’interno.
Appoggiò la fronte sul tappeto sporco e polveroso riuscendo quasi a sfiorarlo con le labbra.
Chiuse gli occhi stringendo al massimo la morsa delle ciglia.
Staccò la mano dal legno e attraversò le sbarre con i polpastrelli che sembrava volessero allungarsi elasticamente.
Finché non raggiunsero il freddo della nuca del piccolo.
Un lieve sussulto, soffice ed impercettibile, come il movimento di un pulcino dentro ad un uovo, trasferì le tenui ma inconfondibili vibrazioni.
Si addormentò istantaneamente, lasciando sprofondare le labbra finalmente decontratte nella trama dello sporco del tappeto mentre una lacrima scintillò via, incanalandosi nel solco di una delle sue rughe.

Anni dopo.

Il bordo delle medaglie che si forgiavano fondendo il prezioso metallo estratto dalla miniera della Felicità portavano incise le sue poche e semplici leggi.
Perché proprio il bordo?
Era l’unico posto dove si sarebbe potuto tanto.
La Felicità non poteva essere rappresentata, e  non avrebbe potuto quindi divenire né simbolo né potere.
Le icone di cose che non sarebbe mai più servite e che normalmente splendevano sulla faccia principale delle medaglie antiche..
Sul loro rovescio, al solito, altri simboli di esorcismo o vendetta.
Il rovescio della medaglia.
Il conto da pagare delle necessità e degli sprechi.
Era passato quel tempo.
Adesso era il tempo della Felicità.

Con le sue poche leggi incise con minuscoli caratteri, sui bordi di lucidi, semplici dischi.
Non monete.

Franz.K

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